Oggi non è una giornata per notizie, consigli o eventi particolari. Oggi è il giorno in cui vi voglio raccontare di un conTatto davvero speciale.
Risalendo controcorrente la mia memoria, si trova fissato e indelebile un incontro che piano piano ha scavato nel mio inconscio fino a diventare una parte delle fondamenta di ciò che sono oggi. Insomma la pietra miliare delle mie scelte da adulta: la pietra con scritto 0.
Molti anni fa vivevo a Torino come studentessa universitaria di ambito informatico. Vivevo, come molti universitari fuori sede, tra il senso del dovere e il senso di libertà. Prendevo spesso il 15, un tram arancione sferragliante che chi è stato a Torino conosce di certo.

tram 15 Torino

Un giorno d’estate, mentre guardavo insistentemente fuori dal finestrino, si sedette di fronte a me una vecchina. Sono sincera, non mi ricordo esattamente come fosse : nella mia mente ha assunto la forma di una anziana signora con la crocchia, gli occhiali e le mani nodose. L’unica cosa di cui sono sicura è che di certo era molto anziana. Questa signora mi guardava e mi sorrideva in modo così diretto che mi distrasse dalla città che scorreva al di fuori del vetro. Appena in nostri occhi si incontravano iniziò a parlare… Non riesco nemmeno a ricordare il suo accento ma me lo immagino da donna del sud immigrata negli anni 50. Mi raccontò dei suoi figli e di suo nipote che studiava ingegneria, di quanto fossero bravi, gentili e intelligenti.
Mi chiese anche cosa studiassi e semplificai il più possibile dicendo “cose per il computer “. Sgranò gli occhi: sicuramente per lei anche io ero molto intelligente, praticamente un genio della Nasa (ma ovviamente mai quanto il suo amato nipote).  Poi si dilungò a raccontarmi tutto quello che avrebbe fatto in quella giornata, dalla imminente spesa a cosa avrebbe cucinato per cena. Io intanto, con un sorriso tirato sulla faccia, continuavo a pensare… Dove sarà l’interruttore per farla smettere di parlare?? 
Finalmente scese salutandomi: mi augurò buona fortuna e l’assistenza di Dio.
Mi aveva rincretinito per mezz’ora su cose di cui alla mia vita da ventenne non importava nulla.

La sera, al telefono, chiacchierai con mia zia e le raccontai del mio incontro estenuante per le orecchie. Lei mi fece parlare, poi fece una pausa e mi disse:
“che ne sai? Molto probabilmente sei l’unica persona con cui abbia parlato oggi. Probabilmente l’unica che le ha fatto compagnia. Figli lontani, nipoti lontani, una vita passata troppo lontana”.
Io mi gelai e non seppi cosa replicare.  Mi immaginai la sua vita  guardandola attraverso le sue parole, da un’altra prospettiva e mi resi conto che Sì, parlava di solitudine.

Da quel giorno, da quella volta, io ascolto sempre chiunque mi voglia raccontare qualcosa, chiunque voglia essere ascoltato. Continuo dopo anni a pensare a quella vecchietta che per me ormai è un simbolo di solitudine ma di voglia di continuare e condividere. Da allora, pian piano dentro di me è nata la consapevolezza che molte persone semplicemente si sentono sole con la loro vita e i loro problemi e quello che cercano più di tutto è poter condividere.
È la mia pietra miliare perché da allora pian piano ha fatto breccia la consapevolezza di voler sostenere l’altro, di cercare un mio personale percorso semplicemente per esserci. 
Ascoltate non coloro che vogliono parlare, ma coloro che vogliono condividere perché attraverso il conTatto e lo scambio spesso si scopre di non essere soli.